E così vuoi diventare un insegnante…

Posted on 26 August 2021 by Paolo Bernardi

Il giuoco delle perle di vetro

Poco meno di venti anni fa, mentre affrontavo un periodo di crisi, un anonimo compagno di chat IRC statunitense (forse) mi chiese: “hai mai pensato di diventare un insegnante?” e mi consigliò di leggere The Glass Bead Game, di Herman Hesse. Lessi il libro tutto d’un fiato: nonostante fosse piuttosto lungo, stabilii, come forse aveva intuito il mio interlocutore, un forte legame empatico con il protagonista, il magister ludi Joseph Knecht. Prima di allora non avevo mai pensato di insegnare e, nonostante quella lettura, non diedi troppo peso all’idea.

D’altro canto la forza degli eventi mi trascinò in un percorso professionale in ambito informatico, prediligendo soprattutto tematiche di sviluppo software e sicurezza dei sistemi. Si tratta di attività che adoro e pratico con soddisfazione for fun and profit; tuttavia pochi anni fa l’idea di insegnare fece di nuovo capolino nella mia mente e questa volta la presi seriamente in considerazione. Da quel momento ho messo per lo più da parte i miei “giochi delle perle di vetro” (attività intellettuali fini a se stesse) per concentrarmi su studi che mi dessero certificazioni e attestati per avere qualche punto in più nelle graduatorie.

Un’estate frenetica

Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno ha iniziato a circolare una notizia che aspettavo da tempo: nell’ambito del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) il Governo aveva sbloccato il concorso scuola ordinario che avrebbe dovuto essere indetto nel 2020, limitatamente ad alcune classi di concorso dell’ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), con l’intenzione di immettere i vincitori in ruolo già dal 1 settembre 2021.

La partecipazione a questo concorso era riservata a chi aveva già completato l’iscrizione al concorso ordinario del 2020, cosa che io avevo fatto per la classe A041 (Scienze e tecnologie informatiche). In realtà mi ero iscritto senza troppa convinzione: da quanto avevo potuto vedere dalle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) il punteggio extra del mio “tesoretto” di certificazioni e master non poteva competere con i titoli di servizio vantati da numerosi candidati (questo perché non sono riuscito a trovare la voce dove riportare gli anni di insegnamento presso la “Università degli Studi della Vita”).

Nel frattempo, tuttavia, le modalità del concorso erano cambiate notevolmente rispetto a quelle ipotizzate nel 2020. Visto l’ambizioso obiettivo di avere nuovi professori in ruolo già dall’inizio di quest’anno scolastico, infatti, è stata esclusa la valutazione dei titoli: la graduatoria finale sarebbe stata determinata soltanto dalla somma dei punteggi della prova scritta e di quella orale. In un attimo, quindi, quello che era un tentativo velleitario si è trasformato in una possibilità concreta ed in una fonte di ansia da prestazione.

La prova scritta

Nel giro di tre settimane ho ripassato i principali argomenti in ambito informatico previsti dal Ministero per la prova scritta. Nonostante mi sia laureato oltre 10 anni fa non ho avuto particolari problemi a ricordare quanto studiato; inoltre, integrare alcune tematiche che non facevano parte del mio bagaglio è stato semplice. Certo, come si suol dire “il diavolo è nei dettagli”, ma sicuramente non sarei arrivato allo scritto impreparato. Ho sostenuto la prova scritta il pomeriggio del 2 luglio a Gualdo Tadino, presso l'IIS “R. Casimiri”: 50 domande a risposta chiusa, 2 punti a domanda, 1:40 ore di tempo, con una soglia di 70 punti per passare. Sono arrivato il giorno prima ed ho dormito in un albergo per rilassarmi e concentrarmi. Anche la Provvidenza nel frattempo mi dava segnali chiaramente positivi: al mio desiderio di ripassare gli indirizzi di rete IPV4 con relative maschere ha risposto presentandomi un deposito di libri a tema liberamente disponibili nella strada tra l’albergo e la scuola:

Gualdo Tadino, Umbria

Gualdo Tadino, Umbria

Il giorno della prova scritta, tuttavia, l’aria sembrava assai diversa: negli scritti di matematica, svolti in mattinata, c’era stato un numero enorme di bocciati (le prove “a crocette” hanno mostrato tutta la loro spietatezza); inoltre iniziavo a non sentirmi tanto bene. Mi sono seduto davanti al computer per affrontare la prova con una grande pressione addosso e con un malessere fisico che mi teneva in una condizione di scarsa lucidità. Ho cercato di concentrarmi al meglio e, in effetti, la pressione è svanita; d’altro canto il malessere fisico è rimasto, a riprova che la meditazione è un pessimo farmaco. In ogni caso sono riuscito a terminare la prova per tempo e con ottimi risultati: su 50 risposte ne ho sbagliate 4, per un punteggio totale di 92/100. Nella mia aula c’erano altre quattro persone: due sono state bocciati e due sono passate con 78. Anche le notizie arrivate dalle altre sedi umbre sembravano confermare che il mio era un ottimo punteggio. Hear me roar, quindi, ma solo dopo essermi rimesso un po'…

La prova orale

L’orale si è svolto il 27 luglio a Roma, presso l'ITIS “G. Galilei”. Nell’attesa ho ripassato le tematiche legislative, pedagogiche e didattiche ed ho approntato un mostruoso Prezi da quasi 100 scene (una scena equivale grossomodo ad una diapositiva) che riusciva a far crashare l’editor web-based ogni modifica su tre: era una struttura generica, da riempire con i dati specifici dell’argomento che avrei estratto per la prova orale.

Anche questa volta i segni provvidenziali non sono mancati. Avevo prenotato l’albergo 3 stelle nei pressi di Termini dove mi appoggio di consueto quando vado a fare esami a Roma ma, poiché lo stavano ristrutturando, mi hanno fatto alloggiare in un bellissimo 4 stelle nei paraggi per lo stesso prezzo. In ogni caso questa volta ero sulla difensiva: infatti, mentre nella prova scritta potevo fare la voce del leone, ora si trattava di simulare un’attività didattica con relativa progettazione e riferimenti metodologici e tecnici, quindi i docenti con esperienza alle spalle erano chiaramente in vantaggio.

Finalmente, la mattina del 26 luglio, c’è stata l’estrazione: nei 15 minuti del cammino tra l’ITIS e l’albergo ho contestualizzato l’argomento assegnato, poi mi sono chiuso in camera, uscendo solo per pranzo e cena, per completare la presentazione e fare qualche prova di esposizione. In realtà ho continuato ad apportare modifiche anche prima di andare a dormire e appena alzato, subito prima di andare a sostenere l’esame, ma il grosso era fatto: ho anche avuto il tempo di fare il turista e di concedermi una carbonara.

Sobrietà ed eleganza

Sobrietà ed eleganza

Questa volta il giorno dell’esame ero lucidissimo, nonché molto elegante (vedi sopra). Sono entrato con la seconda tripletta (non avevo notizie dei primi tre, ma probabilmente erano sopravvissuti) ed ho iniziato l’esposizione come da copione. La commissione mi ha interrotto ben presto con domande su aspetti specifici dell’attività didattica: tutte cose che avevo incluso nel mio mostruoso Prezi, anche se per sfogliarlo e trovare il punto giusto ci voleva del buono. Poi è arrivato il momento, temuto da molti, della professoressa di inglese. Senza falsa modestia quella era l’unica parte dell’esame in cui pensavo di avere qualche vantaggio sugli altri concorrenti, o almeno così credevo, fino a quando non ho visto l’espressione attonita dell’esaminatrice madrelingua. Insomma, a differenza dell’orazione ciceroniana che avevo provato e riprovato, il mio orale si è svolto saltando qua e là nel mio tomo Prezi rincorrendo freneticamente le domande della commissione e fronteggiando l’espressione peculiare della docente di inglese. Una volta uscito, parlando con un collega abruzzese che avrebbe sostenuto l’esame poco dopo, ho fatto mente locale e sono riuscito a formulare un’autovalutazione precisissima: è andata straordinariamente male o molto bene. Insomma, 70 punti (la sufficienza) ± 30.

Per fortuna la commissione ha pubblicato i risultati della mattinata nel primo pomeriggio. Giusto il tempo di placare il mio tormento interiore con un’amatriciana e sono tornato all’ITIS dove, dopo qualche minuto passato a conversare con altri partecipanti in attesa dei voti, ho finalmente posato gli occhi sul tanto agognato risultato: 100/100, a meno di errori di parallasse (ho controllato almeno una dozzina di volte).

Ed ora?

Ora viene il bello. Con il mio punteggio complessivo di 192/200 sono risultato primo nella graduatoria per Scienze e tecnologie informatiche in Umbria, quindi ho potuto scegliere liberamente l’istituto dove inizierò ad insegnare come docente di ruolo: l'IIS Casagrande-Cesi di Terni.

See you there!

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