Da zero a zéro in 3 (non tanto) semplici passi

Posted on 26 April 2020 by Paolo Bernardi

Se il 2018 ed il 2019 sono stati gli anni delle certificazioni Cambridge C1 e C2 nel 2020 ho deciso di cimentarmi nel DALF (diplôme approfondi de langue française) C1, che conseguito con successo l'11 giugno.

Per la lingua inglese sono partito da una base solidissima ed ho dovuto soltanto limare qualche spigolo grammaticale e lessicale1: la mia esperienza scolastica, limitata alla scuola media, è stata infatti più che compensata dall’autoapprendimento (leggasi migliaia di ore di chat in IRC via dial-up con Tariffa Urbana a Tempo). Per il francese, invece, la situazione era un po' meno ottimale. Diciamo pure disperata: la mia ultima interazione significativa nella lingua transalpina è stata infatti il colloquio dell’Esame di Stato. Quasi venti anni dopo, quindi, dovevo in pratica iniziare da zero. In breve, se la preparazione per le certificazioni Cambridge è stata un viaggio fantastico e stimolante, quella per il DALF è stata un po' come la marcia dell’esercito napoleonico nella steppa (e non poche volte ho temuto di andare verso Waterloo).

Passo 0: ABC

Livello di normalità: 10/10

La prima cosa che ho fatto è stata prendere il libro di grammatica (quello di mia moglie, il mio chissà dove è finito) e rileggerlo tutto, pagina dopo pagina. La prima lettura, dove ho preso nota di quello che non ricordavo più, è stata più terrificante di un horror di Stephen King. Per tutto il tempo della preparazione, quindi, ho fatto una full immersion di grammatica, aiutandomi anche con quiz al computer (sia quelli disponibili sul web che altri che implementati da me, sotto forma di spietati “diff” tra file di testo con le coniugazioni corrette e quelle che scrivevo io di volta in volta). Se non altro ora posso cantare a mia figlia la canzoncina dell’alfabeto in tre lingue: la apprezza moltissimo.

Passo 1: Guardarsi intorno

Livello di normalità: 9/10

Oltre alla grammatica è ovviamente fondamentale ampliare il vocabolario e praticare sia la lettura che l’ascolto (per il parlato mi sono affidato al mio amico immaginario, disponibilissimo come sempre). Ho inserito le principali testate giornalistiche francesi—Le Figaro, Le Monde e Le Parisien—nella rassegna stampa quotidiana, ovviamente, a scapito dell’informazione locale: per diverso tempo, quando mia moglie mi chiedeva aggiornamenti sulla situazione sanitaria, cercavo di tamponare commentando i problemi dell’Outre-mer (in effetti a Mayotte non se la passavano tanto bene). Inoltre, niente più BBC e CNN, sostituite con TV5 Monde (che peraltro fornisce numerosi contenuti didattici), France 24 e RFI.

Qualsiasi contenuto francofono che attirasse il mio interesse, poi, era il benvenuto. Ad esempio, dopo aver visto un documentario di TV5 Monde sul Louvre di Abu Dhabi, ho passato settimane ad approfondire i lavori di Jean Nouvel e a leggere testi di architettura in francese. Del resto l’ingegneria informatica ha sempre beneficiato da una rilettura critica del sapere architettonico (si pensi al concetto di “design pattern”). Inoltre ho trovato particolarmente stimolante lo straordinario connubio di arte e scienza che caratterizza questa disciplina. E comunque era una scusa per continuare a leggere ed ascoltare contenuti francesi…

Passo 2: Nerdier & nerdier

Livello di normalità: 1/10

Tuttavia la marcia a tappe forzate era quasi insostenibile: la maggior parte del mio tempo e delle mie forze sono assorbite da famiglia e lavoro, perciò ho dovuto escogitare stratagemmi ancora più subdoli ed efficaci per evitare la disfatta. Dovevo trovare qualcosa che mi facesse andare avanti ignorando la stanchezza fisica e mentale, possibilmente senza alcaloidi. Esclusa la cocaina, quindi, ho pensato bene di dedicarmi alla scrittura di un software per uso personale che volevo fare da tempo, ma in francese!

Cosa vuol dire esattamente scrivere un programma in francese?

  • L’interfaccia grafica, innanzitutto, è completamente in francese: bottoni, menu, finestre di dialogo…
  • Poi ci sono i commenti e la documentazione, anch’essi in francese.
  • Infine, gli elementi lessicali dei sorgenti: i nomi delle variabili, delle funzioni, delle classi…

L’ultimo punto forse è il più peculiare: nei miei programmi Python ho usato da sempre il commento iniziale # -*- coding: utf-8 -*-, ma soltanto in queste settimane ho sfruttato davvero le sue potenzialità. In pratica sono dovuto scendere a compromessi soltanto con la libreria Qt, che stranamente non accetta identificatori di slot & co. con accenti e cédille.

Ecco quindi la nascita di Photocopieuse, la mia “assistente personale” che mi aiuta a tenere aggiornati i vari Jira, Confluence e calendari che uso per le attività di tutti i giorni. Ovviamente, dopo pochi giorni dal conseguimento della certificazione ho riscritto tutto in inglese, lasciando di francese soltanto il nome del programma. Ma questa è un’altra storia…

La ricetta segreta?

L’iter di preparazione che mi ha portato a conseguire il DALF C1, in definitiva, è partito dal banale per arrivare all’estremamente bizzarro. Non mi sento di consigliarlo a nessuno, ma può sicuramente fornire degli spunti originali a chi dovesse affrontare imprese simili. Il consiglio generale è sempre quello di usare la lingua il più possibile, senza sosta: il modo più efficace per farlo dipende dalla particolare situazione di ciascuno.


  1. La pronuncia invece era già perfetta. Ricordo chiaramente la signora americana che aveva intuito le mie presunte origini teutoniche dall’accento: chiaramente tedesco, diceva… ↩︎

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