L’accelerazione delle assuefazioni

Posted on 18 September 2018 by Paolo Bernardi

Quella che segue è una mia vecchia traduzione di “The Acceleration of Addictiveness”, un articolo di Paul Graham del 2014, ritrovata mentre frugavo in soffitta tra i vecchi backup. In questo breve saggio PG affronta l’argomento, quantomai attuale e rilevante, con il suo consueto stile chiaro e diretto.

Liquori forti, sigarette, eroina e crack hanno in comune il fatto di essere tutte forme più concentrate rispetto ai loro predecessori, i quali creavano meno assuefazione. La maggior parte delle cose che creano assuefazione sono così e la cosa più spaventosa è che il processo che le crea sta accelerando.

Certamente, nessuno vorrebbe fermarlo. È lo stesso processo che sviluppa le cure per le malattie: il progresso tecnologico. Progresso tecnologico significa far sì che le cose facciano più di ciò che vogliamo. Quando ciò che vogliamo è qualcosa che desideriamo volere, consideriamo il progresso tecnologico buono. Ad esempio, una nuova tecnica per rendere le celle solari più efficienti dell’X% ci sembrerebbe inconfutabilmente buona. Invece, quando il progresso perfeziona qualcosa che non desideriamo (es. quando trasforma l’oppio in eroina) sembra cattivo. In entrambi i casi, tuttavia, è lo stesso processo al lavoro1.

Nessuno dubita che il progresso tecnologico stia accelerando, il che significa che un numero crescente di cose che ci piacciono verranno trasformate in cose che ci piacciono troppo2

Per quanto ne so, non c’è alcuna parola per descrivere ciò che ci piace troppo. La più vicina è “assuefazione”, intesa in senso colloquiale. Quel senso è diventato sempre più comune nel corso della mia vita. Il perché è chiaro: c’è un numero crescente di occasioni in cui c’è bisogno di usarlo. I casi più estremi sono crack e metanfetamine. Una combinazione di industrializzazione dell’agricoltura ed innovazioni di processo ha trasformato il cibo in qualcosa che appaga molto di più rispetto al passato: i risultati sono evidenti, basta guardare in una qualsiasi città americana. Scacchi e solitario sono stati rimpiazzati da World of Warcraft e FarmVille. La TV è diventata molto più coinvolgente, ed anche così non riesce a competere con Facebook.

Il mondo crea più assuefazioni rispetto a 40 anni fa e, a meno che le forme di progresso tecnologico che le hanno prodotte vengano assogettate a leggi differenti rispetto a quelle che regolano il progresso tecnologico in generale, il mondo creerà ancora più assuefazioni nei prossimi 40 anni.

I prossimi 40 anni ci porteranno cose fantastiche, non voglio implicare che sia necessario evitarle tutte. L’alcol è una droga pericolosa, ma preferisco vivere in un mondo con il vino piuttosto che in uno senza. La maggior parte delle persone può coesistere con l’alcol, tuttavia bisogna fare attenzione. Un maggior numero di cose che ci piacciono significherà un maggior numero di cose a cui dover fare attenzione.

La maggior parte delle persone non farà attenzione, sfortunatamente. Questo significa che, man mano che il mondo creerà più assuefazioni, i due modi in cui si può vivere una vita normale divergeranno ancora di più. Il primo modo di intendere “normale” è “statisticamente normale”: ciò che fanno tutti gli altri. L’altro, invece, è il senso che intendiamo quando parliamo dei parametri operativi normali di un macchinario: quelli che lo fanno funzionanare al meglio.

I due significati sono già piuttosto distanti: chiunque cerchi di vivere bene sembra eccentricamente astinente, nella maggior parte degli Stati Uniti. Questo fenomeno non potrà che diventare ancor più pronunciato. D’ora in poi, probabilmente, potete assumere come regola di massima che, se le persone non pensano che siete strani, state vivendo male.

Le società prima o poi sviluppano anticorpi contro le novità che creano assuefazione. L’ho visto accadere con le sigarette. Quando sono apparse per la prima volta, le sigarette si sono diffuse come una malattia infettiva: fumare è diventato rapidamente normale (in senso statistico), c’erano posacenere ovunque. Avevamo dei posacenere anche a casa nostra, quand’ero bambino, sebbene nessuno dei miei genitori fumasse. Dovevi averli per gli ospiti.

Man mano che la consapevolezza dei pericoli del fumo si è diffusa, le abitudini sono cambiate. Negli ultimi 20 anni il fumo, che prima era considerato la normalità, è diventato un’abitudine piuttosto squallida: da qualcosa fatto dalle star del cinema mentre venivano fotografate a qualcosa fatto da piccoli gruppi di assuefatti fuori dalle porte degli edifici in cui lavorano. Buona parte di questo cambiamento è stata causata dalle leggi, ovviamente, ma le leggi non sarebbero cambiate se le abitudini non fossero già cambiate a loro volta.

C’è voluto un po’ tuttavia, nell’ordine del centinaio d’anni. E a meno che gli anticorpi sociali si sviluppino con una velocità sufficiente per stare dietro all’accelerazione con cui il progresso tecnologico ci offre nuove assuefazioni, saremo sempre meno in grado di affidarci a delle abitudini per proteggerci3. A meno che non vogliamo essere i canarini nella miniera di carbone di ogni nuova assuefazione (le persone il cui triste esempio diventa una lezione per le generazioni future) dovremo capire da soli cosa evitare e come evitarlo. Sospettare di tutte le novità diverrà una strategia ragionevole (o ancor più ragionevole).

Tuttavia potrebbe anche non bastare. Non dovremo preoccuparci solo delle novità, ma anche di cose esistenti che creeranno più assuefazione. È questo che mi ha colto in fallo: ho evitato la maggior parte delle nuove assuefazioni, ma Internet mi ha fregato perché ha aumentato la sua capacità di creare assuefazione mentre la stavo usando4.

La maggior parte delle persone che conosco ha problemi con l’assuefazione da Internet e stiamo tutti cercando di creare delle abitudini per liberarcene. È per quello che non ho un iPhone, ad esempio: l’ultima cosa che voglio è che Internet mi segua in giro per il mondo5. Il mio ultimo trucco è fare lunghe passeggiate. Prima pensavo che correre fosse un’esercizio migliore, perché richiedeva meno tempo rispetto alle passeggiate. Ora la lentezza del passeggiare mi sembra un vantaggio, perché più tempo cammino, più tempo ho per pensare senza interruzioni.

Sembra piuttosto eccentrico, non è vero? Sarà sempre così quando state risolvendo problemi dove non ci sono ancora usanze consolidate a guidarvi. Forse non posso giustificarmi con il rasoio di Occam, forse sono semplicemente eccentrico. Ma se ho ragione riguardo l’accelerazione delle assuefazioni, allora questo genere di eccentricità solitaria per evitarle sarà sempre di più il destino di chi vuole portare avanti le proprie attività. Saremo sempre più definiti da ciò a cui diciamo di no.

Note


  1. È possibile rallentare il progresso tecnologico in aree prestabilite soltanto in modo limitato, senza diventare uno stato di polizia, e anche così le restrizioni avrebbero degli effetti collaterali. I progressi tecnologici “buoni” e “cattivi” non sono nettamente differenziati, perciò non è possibile rallentare gli uni senza rallentare anche gli altri. Inoltre, come mostrato dal Proibizionismo e dalla “guerra alla droga”, i divieti fanno spesso più danni che bene. ↩︎

  2. La tecnologia ha sempre accelerato. Rispetto agli standard paleolitici, la tecnologia si è evoluta ad una velocità impressionante nel Neolitico. ↩︎

  3. A meno che non produciamo nuove usanze di massa. Sospetto che il recente rinascimento della cristianità evangelica negli Stati Uniti sia parzialmente correlato alle droghe. Quando sono disperate, le persone ricorrono a mezzi drastici: se i loro figli non li ascoltano, forse ascolteranno Dio. Tuttavia questa soluzione ha anche degli effetti collaterali: oltre a dire no alle droghe, i ragazzi finiscono per dire no anche alla scienza. Mi preoccupa il fatto che potremmo essere diretti verso un futuro in cui soltanto poche persone disegnano il proprio itinerario attraverso la terra di nessuno, mentre tutti gli altri acquistano un pacchetto turistico preconfezionato. O peggio, ne avranno uno acquistato per conto loro dal governo. ↩︎

  4. Le persone usano comunemente la parola “indugiare” per descrivere quel che fanno su Internet. Mi sembra un modo troppo leggero, descrivere quel che accade come meramente “non lavorare”. Non chiamiamo “indugiare” quel che accade quando qualcuno si ubriaca invece di lavorare. ↩︎

  5. Diverse persone mi hanno detto che gli piace l’iPad perché gli consente di accedere ad Internet in frangenti in cui un portatile sarebbe troppo ingombrante. In altre parole è una fiaschetta di vino. Ciò è vero anche per l’iPhone, ovviamente, ma questo vantaggio non è così ovvio, perché è riconosciuto come telefono e siamo tutti abituati ai telefoni. ↩︎

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