“Propaganda” è il titolo di un famosissimo libro di Edward Bernays, pubblicato nel 1928.
Il metodo di propaganda, o “gestione delle pubbliche relazioni”, delineato da Barneys durante e subito dopo la Grande Guerra è la naturale conseguenza degli studi sulla psicologia delle masse iniziati alla fine del XIX secolo, a partire dalla celeberrima “Psicologia delle folle” di Gustave Le Bon. Si potrebbe dire che l’opera di Barnays è ingegneristica, laddove quella di Le Bon è “scientifica”.
Barnays descrive la società come una serie di gruppi eterogenei e sovrapposti: ciascun gruppo è portatore di interessi specifici ed è influenzato da determinate autorità o figure di spicco in genere (i “leader d’opinione”, “influencer”, o quel che volete).
Il successo di un’idea o di un prodotto corrisponde quindi alla sua accettazione da parte di un numero più o meno grande di tali gruppi; in questo senso, il lavoro dell’addetto alle pubbliche relazioni consiste nell’individuare i gruppi del pubblico che hanno una comunanza d’interessi con il prodotto o l’idea da promuovere.
Una volta individuati i gruppi che saranno l’obbiettivo dell’azione propagandistica è necessario portare alla loro attenzione le comunanze di interessi tra questi e l’idea/prodotto: tale operazione deve essere effettuata indirettamente tramite il convincimento dei leader d’opinione, l’organizzazione di eventi ad-hoc, campagne pubblicitarie (di nuovo, non dirette) ecc…
L’idea chiave alla base dell’azione indiretta è che al momento dell’acquisto di un prodotto o dell’accettazione di un’idea, l’azione dell’individuo è per lo più causata dall’influenza inscosciente dei gruppi sociali cui egli appartiene, piuttosto che da considerazioni razionali.
L’applicazione di questi metodi richiede molto denaro (campagne pubblicitarie, finanziamenti a eventi o persone – mazzette?): i metodi di Barnays sono volti al mantenimento e all’incremento di patrimoni o poteri già esistenti.