Doctor Magister II

Posted on 26 August 2010 by Paolo Bernardi

Lo scorso 11 febbraio mi è stato conferito il titolo di “Dottore Magistrale in Informatica“; dietro questa definizione breve e altisonante c’è una tradizione secolare, una disciplina innovativa e un povero mentecatto che vi si è trovato in mezzo per caso.

Iniziamo da “Dottore Magistrale”, titolo conferito dalle università alla conclusione di un ciclo di studi pluriennale (nel mio caso, quello più comune, 5 anni). L’Università degli Studi di Perugia conferisce i gradi dottorali da più di 7 secoli; già esistente nel XIII secolo, l’ateneo perugino ottenne il riconoscimento papale nel 1308, quello imperiale nel 1355 e infine divenne università statale conseguentemente al processo di unificazione dell’Italia.

Ma cos’è l’università? Lungi dall’essere delle mere scuole, le università sono il simbolo vivente di un paradigma culturale rivoluzionario che portano avanti ancora oggi. Da sempre l’uomo si distingue dal resto del mondo animale per la sua peculiare intelligenza; tuttavia, le conoscenze ottenute mediante tali facoltà intellettive non sarebbero di grande aiuto se la loro trasmissione alle generazioni future fosse affidata soltanto ai lenti processi genetici. La trasmissione deliberata delle conoscenze tra le diverse generazioni è infatti la base dei grandiosi sviluppi delle civiltà umane; questo processo può avvenire in due modi:

  1. Nel modello delle gilde le conoscenze vengono trasmesse per “osmosi”: l’apprendista lavora a stretto contatto col maestro e lentamente ne assorbe il patrimonio intellettuale; in questo modello le conoscenze di un dato settore tendono a rimanere confinate in un circolo ristretto di persone e sono circondate da un’aura di segretezza.
  2. Nel modello delle università le conoscenze vengono trasmesse dai professori esplicitamente e pubblicamente (ecco il significato profondo di quella stranezza che è la pubblicità delle lezioni).

Inoltre le università si occupano anche di ampliare il corpo di conoscenze attuale, ovvero svolgono attività di ricerca: anche in questo caso i risultati dovrebbero essere resi noti pubblicamente ed esplicitamente.

Guardiamo ora la seconda parte del titolo, l’Informatica: il Corso di Laurea in Informatica fa parte della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, il cui cuore è un ulteriore pilastro dello sviluppo umano. La scienza infatti è un metodo rigoroso per discernere quali conoscenze passare alle prossime generazioni e quali tralasciare perché errate o scarsamente producenti; lo sviluppo di tale metodo, tutt’ora in corso, si è dipanato attraverso i secoli assumendo forme diverse a seconda dell’oggetto di studio: si pensi ad esempio al metodo sperimentale per la fisica, piuttosto che a quello assiomatico per la matematica ecc…

L’informatica in particolare è una disciplina ancora giovane, trasversale a molte altre e lungi dall’essere totalmente formalizzata in ambito scientifico. In meno di un secolo ha compiuto progressi formidabili in ambito teorico ed ha avuto spettacolari ricadute sul piano pratico; su questo argomento mi riprometto di scrivere qualcosa in futuro.

Rimane infine da considerare il terzo fattore elencato all’inizio: il sottoscritto, una pulce a confronto degli alti concetti di cui ho parlato finora. In effetti quando sono venuto a contatto con l’informatica, a 14 anni, non avevo idea alcuna della grandezza del suo lato scientifico: anzi, non avevo proprio idea di cosa fosse veramente la scienza! Il mondo dell’università mi si è presentato pochi anni dopo sotto forma di corsi extra scolastici di carattere prettamente scientifico (non potrò mai ringraziare abbastanza la prof. Argenti, il prof. Brandi e la prof. Salvadori): anche in questo caso non conoscevo realmente la vera natura dell’università. Tuttavia, l’università e l’informatica hanno esercitato su di me un fascino irresistibile che ha avuto come ultima conseguenza la mia laurea

Ovviamente quanto scritto finora è soltanto un singolo e modesto punto di vista; mi auguro però che tutti coloro i quali hanno intrapreso il mio stesso percorso riescano a ignorare le distrazioni e i problemi marginali per arrivare ad apprezzarne l’essenza e il suo significato profondo.

Fonti

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